La guerra è anche una questione di Salute pubblica

19 Aprile 2022
Impatto della guerra sulla salute

Il primo principio della salute è la vita. La guerra è una minaccia diretta alla vita.

La mortalità e la morbilità associate alla guerra vanno oltre il campo di battaglia; l’impatto dei conflitti sulla salute dell’uomo non è, infatti, esclusivamente determinato dalle morti e dai traumi che ne costituiscono la diretta conseguenza, ma a questo bisogna aggiungere gli effetti del diffondersi di malattie infettive e delle malattie croniche non assistite. Inoltre, a più lungo termine, i conflitti portano inesorabilmente all’interruzione della sorveglianza per il monitoraggio delle malattie, all’interruzione dei programmi di salute pubblica e, nei casi peggiori, a danni o distruzione delle strutture sanitarie.

La storia ci insegna che durante guerre e conflitti, l’incidenza delle infezioni acute delle basse vie respiratorie, della diarrea e delle malattie prevenibili con vaccino (MPV) aumentano, si assiste ad una prevalenza allargata di focolai di malattie trasmissibili come il morbillo, la meningite meningococcica, la pertosse e la difterite, e possono manifestarsi nuovi modelli di malattia precedentemente controllate.

La disponibilità e l’accesso ad acqua potabile e strutture igienico-sanitarie influenzano il tasso e il tipo di malattia trasmissibile che si diffonde all’interno della popolazione colpita. Danni all’approvvigionamento idrico, servizi igienici insufficienti e scorte alimentari ridotte, creano ambienti in cui possono prosperare malattie trasmesse dall’acqua come, per esempio, il colera. Questo, si diffonde particolarmente rapidamente nelle aree colpite da conflitti e le sue conseguenze sono correlate al trattamento che dipende, in grande misura, dall’accesso ad acqua pulita e servizi igienici decorosi.

Gli impatti della guerra sulla salute sono spesso fortemente legati al genere; infatti, mentre è più probabile che gli uomini vengano uccisi o feriti in battaglia, donne e bambini sono quelli che portano il peso maggiore delle conseguenze della guerra.

Lo stupro e altre forme di violenza sessuale sono comuni nei conflitti armati, e sono usate come armi da guerra, non solo per danneggiare donne e uomini, ma anche per lacerare il tessuto delle società; e a parte le implicazioni sociali, la violenza sessuale porta ad intensi traumi psicologici, alla diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, a gravidanze indesiderate e a danni fisici permanenti.

Il benessere dei bambini è strettamente legato a quello delle loro madri e alla salute generale delle donne nella società, è quindi inevitabile che la guerra abbia un effetto negativo sulla salute fisica e mentale dei più piccoli. La salute dei bambini è fortemente basata sui programmi di vaccinazione che, in seguito al degrado dei servizi sanitari, vengono abbandonati lasciando i bambini suscettibili a malattie pericolose che sarebbero, altresì, ampiamente prevenibili.

Nel 2006, più di 1 miliardo di bambini nel mondo, circa 1 su 6, viveva in aree contraddistinte da conflitti. Uno studio condotto su una coorte di rifugiati ha dimostrato che i tassi di mortalità più elevati si verificavano tra i minori di 5 anni, con cause attribuite a malattie diarroiche, infezioni acute del tratto respiratorio, morbillo, malaria e malnutrizione. Oltre ai problemi di salute fisica, i bambini che fuggono dai gruppi militari armati soffrono spesso problemi psicologici a lungo termine, a tal proposito si stima che nel mondo ci siano oltre 300.000 “bambini-soldato”.

L’attuale guerra in Ucraina si svolge in un momento sanitario molto particolare contraddistinto dalla diffusione di Sars-CoV2, agente eziologico della malattia COVID-19.

In questo contesto, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riportano, dall’inizio della pandemia, oltre 16 milioni di casi e 350.000 decessi in Russia, e 4,8 milioni di casi e 105.000 decessi in Ucraina. Ciò significa che la guerra si sta svolgendo in un momento di pandemia estremamente delicato per i due Paesi. La Russia ha somministrato circa 170 milioni di dosi di vaccino ad una popolazione di 146 milioni di persone, mentre l’Ucraina circa 31 milioni di dosi su 48,5 milioni di abitanti, al momento il processo di vaccinazione è ovviamente bloccato e questo aumenta la vulnerabilità della popolazione al virus. A questo, si aggiunge una maggiore diffusione ed esposizione a Sars-CoV-2 determinata dall’assenza di distanziamento fisico, impossibile nei rifugi sotterranei.

La pandemia di COVID-19 non è, però, l’unica emergenza sanitaria che gli ucraini stanno affrontando. In Ucraina, infatti, le malattie croniche non trasmissibili, come ipertensione e diabete, sono la principale causa di morte, a queste si aggiungono focolai di poliomielite e morbillo che minacciano la salute dei bambini, e tassi di HIV e tubercolosi tra i più alti in Europa. Questo è lo scenario che il sistema sanitario ucraino stava affrontando prima dell’inizio del conflitto, ma oggi deve fare i conti con un numero crescente di pazienti feriti e politraumatizzati e con servizi sanitari che risentono della mancanza di manutenzione delle attrezzature mediche, della scarsità di farmaci e forniture mediche e di insufficiente personale.

La situazione dei pazienti ucraini è ulteriormente peggiorata in seguito ai danni alle infrastrutture determinati dall’invasione russa; l’OMS ha, infatti, confermato almeno 70 attacchi russi alle strutture sanitarie del Paese. Tali attacchi, combinati con la distruzione di strade, ponti e reti di trasporto pubblico, impediscono ai cittadini di ricevere assistenza medica, aumentando il rischio di lesioni ed infezioni a lungo termine.

Anche i servizi specialistici sono stati interrotti, gli assalti militari russi hanno costretto alla chiusura delle cliniche per l’HIV a Kharkiv e Mariupol, portando i pazienti ad interrompere il trattamento con conseguente aumento del rischio di insorgenza e diffusione di HIV farmaco-resistente, riduzione delle opzioni di trattamento e maggiore trasmissione del virus. Ugualmente, il programma di controllo della tubercolosi ha subito gravi conseguenze in seguito al conflitto, infatti, chi è affetto da tubercolosi ed è fuggito dalle zone di guerra per raggiungere regioni più sicure dell’Ucraina, ha dovuto interrompere il trattamento aumentando, così, il rischio di morte, trasmissione e comparsa di ceppi farmaco-resistenti.

Di fronte a questo scenario, le cui conseguenze per la salute vanno oltre l’immediato, l’essere umano dovrebbe staccarsi dalla sua natura e provare a guardare oltre la diretta conseguenza di una azione.

Quando una guerra accade l’uomo tende spesso ad analizzarne gli aspetti politici, economici o di salute diretti, tralasciando i gravi effetti indiretti sui sistemi sanitari e le conseguenze catastrofiche, che questi hanno, sulla popolazione civile.

Nel documento di costituzione dell’OMS del 1948 si legge:

“Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale”.

“La sanità di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace del mondo e della sicurezza; essa dipende dalla più stretta cooperazione possibile tra i singoli e tra gli Stati”.

Fonti

  • Michele Heisler, Vincent Iacopino. War is a global threat to public health. BMJ 2019;365:l4031.
  • Valand Poonam, Miles Joanna, Pandya Ankur N. The deleterious effects of war and conflict on the provision of health care for vulnerable populations and the potential effects of COVID-19 on vulnerable populations in conflict zones. International Journal of Surgery: Global Health: November 2020 – Volume 3 – Issue 6 – p e36.
  • War and infectious diseases: brothers in arms. Lancet Infect Dis. April 8, 2022.
  • Paulo M. Buss, Ana Helena Freire and Santiago Alcáza. The war in Ukraine, the other wars, andglobal health. Fiocruz Global Health Center (CRIS/Fiocruz).