Verso la ricerca di marker per l’identificazione di soggetti a rischio di sviluppare long COVID-19

11 Marzo 2022
Gli effetti del long covid al microscopio

A seguito di infezione acuta da SARS-CoV 2 (sindrome respiratoria acuta grave da Coronavirus-2) una percentuale significativa di individui, circa un terzo della popolazione, segnala uno o più sintomi correlati a COVID-19 che durano per più di 4 settimane dall’insorgenza, sintomi detti appunto da long-COVID.

Questa condizione è denominata sindrome post-acuta da COVID-19 (PACS) o long COVID, e la sua prevalenza è stata stimata, nella maggior parte degli studi, tra il 10% e il 60% (in funzione dalla definizione di PACS utilizzata e dal livello di cura del paziente).

La PACS può essere ulteriormente classificata in:
COVID-19 subacuto, se i sintomi correlati alla malattia durano 12 settimane (84 giorni) o meno dall’insorgenza;
Sindrome post-COVID-19, se i sintomi correlati alla malattia persistono per più di 84 giorni dall’esordio.

I sintomi di PACS più frequentemente segnalati sono affaticamento, dispnea e decadimento cognitivo (chiamato anche “nebbia cerebrale”, che include perdita di concentrazione e di memoria), dolore diffuso (incluso mal di testa), tosse, alterazione nel senso dell’olfatto e/o del gusto e diarrea.

La PACS è sempre più riconosciuta come una grave conseguenza dell’infezione da SARS-CoV-2, per cui molti studi attuali si stanno focalizzando sull’identificazione precoce di marker che possano individuare i soggetti più a rischio di sviluppare questa sindrome.

Un recente studio ha analizzato la PACS in individui che hanno registrato i propri sintomi utilizzando un App. Gli Autori hanno rilevato che la PACS correla con un aumento del tasso di ospedalizzazione e comorbidità (malattie polmonari, asma bronchiale e malattie cardiache), e hanno concluso che l’età, il sesso femminile ed il numero di sintomi durante la prima settimana di malattia potrebbero essere uno strumento per stimare il rischio individuale di PACS.

Un altro studio ha, invece, caratterizzato una coorte prospettica di 215 pazienti COVID-19, mediante visite cliniche ed analisi di laboratorio, durante l’infezione primaria e fino ad un anno dopo. Lo studio ha evidenziato che i sintomi prolungati più comuni erano affaticamento, dispnea, alterazione dell’olfatto o del gusto, ansia o depressione. I sintomi di PACS erano circa da 2 a 6,5 volte più frequenti nei casi di COVID-19 gravi rispetto ai casi lievi, ad eccezione dei disturbi dell’olfatto o del gusto. Inoltre, nei pazienti con malattia grave, i valori di laboratorio rilevati all’infezione primaria mostravano segni di linfopenia e infiammazione sistemica -incluso un aumento delle concentrazioni di proteina C-reattiva, IL-6 e TNF- e alcuni di questi marcatori infiammatori rimanevano perturbati anche al follow-up a 6 mesi.
Rispetto agli individui sani, il gruppo di pazienti affetti da PACS presentava una percentuale significativamente maggiore di casi COVID-19 gravi, mostrava più sintomi correlati a COVID-19 durante l’infezione primaria, aveva una età più elevata e richiedeva più spesso il ricovero in ospedale.
La distribuzione del sesso tra i gruppi con e senza PACS era simile, ma si evidenziava un’associazione tra rischio di sviluppare PACS e una storia di malattia polmonare, in particolare asma bronchiale.

Collettivamente, lo studio ha evidenziato che diversi determinanti di COVID-19 grave, tra cui l’età, il ricovero e l’aumento di alcuni marcatori infiammatori presenti durante l’infezione primaria, sono correlati con il rischio aumentato di sviluppare PACS.
Lo studio ha rilevato, inoltre, che individui con IgM basse o IgG3 basse avevano un rischio maggiore di sviluppare la sindrome, al contrario i pazienti con IgM elevate e IgG3 elevate avevano meno probabilità di andare incontro a long -COVID.
Secondo questo studio, dunque, lo sviluppo di PACS correla con una firma distintiva di immunoglobuline totali (Ig), nonché con l’età del paziente, con una storia di asma bronchiale e con una serie di sintomi, tutti misurati durante l’infezione primaria.

Questi risultati sono stati trasformati in un modello di previsione clinica, chiamato punteggio PACS, secondo il quale è possibile identificare tra i pazienti COVID-19, ambulatoriali e ospedalizzati, quelli a rischio di sviluppare PACS.

Fonti

Sudre, C.H., Murray, B., Varsavsky, T. et al. Attributes and predictors of long COVID. Nat Med 27, 626–631 (2021).
– Cervia, C., Zurbuchen, Y., Taeschler, P. et al. Immunoglobulin signature predicts risk of post-acute COVID-19 syndrome. Nat Commun 13, 446 (2022).